Ribelli d’Oltretorrente
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Nel giugno 1908 la «Domenica del Corriere» – un giornale molto diffuso nell’Italia di quell’epoca – dedicò ben due copertine all’Oltretorrente. E ciò che Achille Beltrame decise di raccontare con le sue illustrazioni fu il carattere indocile dei suoi abitanti che da diversi anni si accendevano in fragorose sommosse e che, lanciando sassi dai tetti, non lasciavano entrare nei loro borghi gli uomini in divisa.
Tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi del ’900, infatti, i borghi dell’Oltretorrente erano stati teatro di numerosi episodi di rivolta. Dapprima erano cortei di affamati, disoccupati o donne che, quasi a ogni inverno, quando i prezzi si alzavano o quando la disoccupazione dilagava, andavano a reclamare «pane o lavoro» nella città oltre il ponte.
Poi, quando le nuove idee di giustizia sociale aprirono nel cuore dei poveracci l’orizzonte del socialismo, di una società di liberi e uguali, le loro proteste si erano fatte via via più minacciose per l’ordine esistente così come più aspra si era fatta la risposta di chi quell’ordine voleva mantenerlo com’era.
Ai tumulti dei poveri fu quindi sempre più impedito di attraversare i ponti e l’Oltretorrente divenne teatro di proteste che, nel corso del tempo, si accesero per le ragioni più diverse: per le guerre coloniali dello Stato liberale, per il rialzo del prezzo del pane, per la repressione con cui le classi dirigenti soffocavano le istanze sociali di un popolo affamato.
Fotografie e documenti
E le rivolte del popolo di Parma erano diventate presto note nel resto d’Italia non solo per la loro radicalità, ma anche per le difficoltà che le forze dell’ordine, ogni volta, incontravano nel reprimerle. Rivolta dopo rivolta, insomma, il mito dell’Oltretorrente ribelle aveva cominciato a radicarsi in città e non solo, anche grazie alla penna di giornalisti e scrittori che, ad ogni sommossa, accorrevano a Parma per raccontarne le gesta.
Quando poi l’Oltretorrente si incontrò con l’oratoria appassionata dell’apuano Alceste De Ambris e con le idee radicali del sindacalismo rivoluzionario,
il mito del quartiere ribelle volò sempre più alto e spesso le sue rivolte finirono sulle copertine di alcuni periodici molto popolari, come «L’illustrazione italiana», «Il secolo illustrato» o, appunto, «La Domenica del Corriere».
Fu anche grazie a questa lunga tradizione di autodifesa che la gente dei borghi, nell’agosto 1922, non si fece trovare impreparata e seppe barricare e difendere il quartiere dall’aggressione degli uomini in camicia nera.
Per saperne di più...
Becchetti Margherita, Fuochi oltre il ponte. Rivolte e conflitti sociali a Parma 1868-1915, Mup, Parma 2021 (I ed. DeriveApprodi 2013).
Cervetti Valerio, Siam liberi, siam forti e siamo tanti… I 120 anni della Camera del Lavoro di Parma, Ediesse, Roma 2013.