Armando Amoretti, il fotografo delle barricate

Le 24 fotografie dell’Oltretorrente barricato che Armando Amoretti scattò nell’agosto 1922 sono per noi un documento storico eccezionale che ci consente di vedere ritratta la città, i suoi abitanti e le sue strade in un’epoca che non aveva ancora familiarità con le immagini, e soprattutto con le riproduzioni degli ambienti poveri, raramente impressi su pellicole fotografiche.

Armando Amoretti, invece, fotografò proprio la città popolare – quella in cui era nato nel 1897 – e la gente in mezzo a cui era cresciuto.

Ad usare la macchina fotografica glielo aveva insegnato Ettore Pesci, un maestro della fotografia teatrale di cui era diventato garzone quando aveva appena 13 anni. Qualche anno dopo, poi, la Grande guerra lo aveva trascinato al fronte e in Libia nel 1919, dove ciò che da Pesci aveva imparato gli permise di guidare una sezione fotografica dell’esercito. Così, al suo ritorno, con tutta quella esperienza sulle spalle, poté continuare la professione affiancando un nuovo maestro, Marcello Pisseri, anarchico e antifascista che prediligeva la fotografia d’esterno e che tante volte fotografò i rioni poveri della città e la loro gente.

Nel 1922, infine, Amoretti approdò allo Studio Vaghi che, per le particolari doti imprenditoriali del suo fondatore, era divenuto in poco tempo l’atelier fotografico più moderno della città. Da Luigi Vaghi, quindi, in una tarda mattinata tra il 4 e il 6 agosto, si fece prestare una Mentor caricata a filmpack 9×12 – un apparecchio adatto al réportage – per avventurarsi nei borghi e documentare ciò che stava avvenendo.

Le 24 fotografie che scattò quella mattina furono immediatamente stampate su diversi giornali dell’epoca e come cartoline.